16-17 ottobre 2025
di nuovo pronti alla partenza, destinazione sudafrica
Giovedì 16 ottobre, la giornata inizia con Andy che di buon mattino scende dal Rigi, dopo aver avuto il giorno prima un meeting di lavoro, e nel mentre anch’io lavoro.
Alle 15.00 partiamo da Manno in direzione Malpensa, dove io guido e Andy partecipa ancora a qualche conferenza telefonica. Arriviamo a Milano in scioltezza e dopo aver imbarcato il bagaglio e aver passato i controlli di sicurezza iniziamo a sentirci in vacanza. Come ogni vacanza che si rispetta iniziamo con un abbondante pasto, ovviamente tutto questo mentre Andy lavora ancora (ormai questa sembra essere la nostra routine).







Il volo per Francoforte è tranquillo e in orario, e in un attimo siamo al gate per il volo che ci porterà a Città del Capo….beviamo birretta pre-volo e via! Anche il volo per il Sudafrica è in orario e riusciamo a dormire abbastanza bene. Alle 9.30 siamo a Città del Capo (non c’è fuso orario), dove passiamo i controlli, ritiriamo il bagaglio per poi imbarcarlo subito dopo.
La nostra destinazione finale è Upington, dove ci attende Eugenio che ci porterà al lodge dove inizierà la nostra avventura di pesca allo yellowfish.






Nell’attesa mangiamo un po’ di biltong e facciamo una colazione leggera (che poi fungerà anche da pranzo) a base di uova.
L’atmosfera in aeroporto è rilassata 🙂 e con calma attendiamo l’imbarco del nostro volo. Il volo per Upigton è veloce e un po’ ventoso, e arriviamo in orario a destinazione. Una volta ritirato il bagaglio aspettiamo Eugenio che con calma arriva. Carichiamo a stento tutti i bagagli nell’auto (che è già piena di valigie, viveri e alcolici) e facciamo conoscenza con Marc, un atro pescatore che condividerà l’avventura con noi.











Viaggiamo per tre ore prima di arrivare a Little Pella, una Farm che produce datteri e che funge anche da entrata per l’Orange River. Carichiamo tutti i viveri e i bagagli su un fuoristrada In altri 15 minuti siamo al primo camp, dove conosciamo tutte le guide e gli altri 6 pescatori (tutti Sudafricani, e già tutti che si conoscono).





Ci sistemiamo brevemente nella nostra tenda e aspettiamo il briefing, dove ci viene spiegato brevemente il programma per i prossimi giorni e le regole base per una buona convivenza e sopravvivenza nel deserto. Ceniamo (pollo al curry con riso) e ormai si è fatto buio. La temperatura in giornata ha toccato i 37°, mentre alla sera (una volta sceso il sole) diventa piacevolmente freschino. Dopo cena, abbastanza stanchi dal lungo viaggio, andiamo a letto e dormiamo profondamente.
18 ottobre 2025
primo giorno a pesca sull’orange river
Dopo un sonno ristoratore, ci svegliamo verso le 6.00 e con calma ci prepariamo. Alle 7.30 facciamo colazione (porrige), dopodiché prendiamo le canne da pesca, saliamo sui pickup e ci spostiamo due km a monte, dove troviamo i canotti per la pesca. Oggi la nostra guida è Eugenio, ci sistemiamo quindi sul gommone e partiamo all’avventura. Dopo circa 40 minuti Andy prende il primo pesce (Muddy Fisch = pesce del fango) e dopo un po’ io prendo un giovane Yellowfish largie (il così detto dalla bocca larga), dopodiché per ore e ore il nulla! In realtà qualche cacciata e bollata si vede, ma non peschiamo nulla (e l’andamento delle altre imbarcazioni è lo stesso).
A mezzogiorno ci fermiamo tutti assieme lungo il fiume e mangiamo un panino. La giornata è bella calda e il paesaggio è stupendo. Di tanto in tanto avvistiamo qualche babbuino lungo il bordo del fiume e sulle montagne: la zona è sicura e non ci sono grandi predatori, tranne il leopardo, che però è molto difficile da avvistare. Nell’ultima ora Andy prende 4 pesci gatto, uno più grande dell’altro (a suo dire).


























Verso le 17.00 arriviamo al Camp, dove attracchiamo i gommoni e possiamo andare a fare una doccia e goderci la bella serata…tra i soliti discorsi da pescatori. Il Camp ha in dotazione un wc normale, e una doccia alimentata da un boiler a legna, ma non ha elettricità e rete telefonica…per quanto mi riguarda un vero lusso! La cena viene servita verso le 19.30: agnello e manzo alla griglia con patate al cartoccio. Stanchi morti, dopo cena osserviamo per un po’ il cielo stellato (che è stupendo, dal momento che non c’è inquinamento luminoso) e poi andiamo velocemente a letto.
19 ottobre 2025
2 a 1 per patty
La giornata inizia come ieri, con noi che ci svegliamo all’alba ben riposati. Con calma ci prepariamo e chiudiamo le borse, in attesa di far colazione. Alle 7.30 ci viene “servita” la colazione: oggi ci sono uova, bacon e salciccette. Finita la colazione prendiamo le canne da pesca e saliamo sul gommone, Marco è la nostra guida.






La mattina si svolge con Andy che prende 4 pesci gatto e io un bel yellowfisch largie. La guida ha stimato che aveva 10 anni, e ci ha spiegato che in media possono vivere fino a 50 anni e che crescono molto lentamente. Pranziamo lungo il fiume, con le box che ci hanno preparato al mattino: oggi troviamo wraps di carne e del mango essiccato.




Finito il pranzo riprendiamo a pescare e il pomeriggio risulta essere fruttuoso per Andy, che pesca almeno altri 7-8 pesci gatto, ovunque e di qualsiasi dimensione (perfino in mezzo alle rapide).


Io, nel mentre, zitta zitta, mi prendo un altro yellowfisch small (dalla bocca piccola)…E Andy ancora nulla.
Haihaihai…per il momento, il punteggio di oggi è 2 a 0 per me! Ma sul finire della giornata, finalmente, dopo aver attaccato (l’esca) non so quante volte sul fondo, Andy riesce a prendere anche lui un yellofish largie mounth. Dopo un attimo prendo ancora qualcosa io, sembra grosso, ma rompo il filo e ciao ciao al pesce…e al rapala!

Verso le 17.30, dopo aver percorso 12 km lungo il fiume, troviamo il nostro nuovo camp per i prossimi due giorni. Questa volta è un po’ più spartano, ma decisamente suggestivo e piacevole. Faccio un bagno nel fiume per rinfrescarci, dopodiché cominciamo a raccontare storie e a bere birre fredde (le frigo box funzionano benissimo con dentro il ghiaccio, al quale, per farlo durare di più, aggiungono del sale), in attesa della cena, davanti al fuoco.






Nel mentre Marc decide di creare un po’ di ambiente e inizia a raccontare aneddoti e storie divertenti successe durante questi giorni di pesca. A ognuno che è protagonista di queste storie tocca bere uno shottino di Jegermeister! Marc e la sua combriccola (che si conoscono da anni) sono bravi a raccontare storie sulle guide, su di loro e su di noi, così da creare un bell’ambiente ridanciano e rilassato. Finite le risate, la cena è pronta: tagliatelle (super stracotte) al ragù…non si capisce se è un piatto tipico del sudafrica, ma fa ridere davvero tutti (ed è buono).





20 ottobre 2025
Oggi niente gommone…in cambio ricevo molti guadi da fare e pochi pesci
Dopo la bella serata di ieri e una bella dormita, malgrado il vento fortissimo che chi ha fatto mangiare sabbia durante il sonno, la giornata inizia sempre più lenta e rilassata. Oggi non peschiamo dal gommone, ma ci spostiamo a piedi in lungo e in largo sul fiume.



La colazione di oggi consiste in pancake da farcire a piacimento: c’è chi li condisce con bacon, formaggio e salsa (come Andy) e chi li riempie di nutelle, frutta e panna (non sono io in questo caso!)…quasi tutti, anche da queste parti, prediligono la colazione dolce (o almeno una parte della colazione deve essere dolce).




Dopo colazione usiamo il gommone giusto per attraversare la prima parte di fiume, e dopo iniziamo a spostarci a piedi. La nostra guida per la giornata è Mat (un giovane che normalmente lavora al negozio di pesca di Daniel –> il ragazzo che organizza questo viaggio di pesca), e ci fa spostare su e giù, qua e là per il fiume…il paesaggio è stupendo, la pace che si respira anche…ma di pesci oggi ne vediamo pochissimi, per non dire quasi nessuni.





Pranziamo da qualche parte lungo il fiume, con hotdog sudafricani grigliati e poi ripartiamo alla ricerca del grande pesce gatto…dove, a un certo punto, Mat prepara un’esca improvvisata per cercare di attirarli (visto che Andy ha lasciato al Camp il popper “magico” che ha scambiato con Bruce), ma nulla di fatto…Andy perde un pesce (probabilmente grosso) e ne prende due mediocri, ma niente Big Bubble (qua il pesce gatto lo chiamano Bubble per via della bolle che fa quando viene in superficie a prendere aria).


Il sole sta calando, quindi rientriamo al camp che sono già le 18.00, in tutta la giornata abbiamo macinato all’incirca 7 km, compresi i vari guadi.









Oggi non vediamo l’ora di fare una doccia o qualcosa di simile, perché a causa dei guadi abbiamo sabbia infilata ovunque, dalle orecchie ai piedi e qualsiasi altro pertugio. Dopo la doccia ci rilassiamo sulla spiaggia, chiacchierando del più e del meno un po’ con tutti e infine ceniamo con uno stufato (Potjiekos) tipico sudafricano (cotto circa 9 ore) a base di agnello e verdure, con couscous e un pap (un mix tra semolino e polenta, tipica del sudafrica).






Finita la cena è il momento di raccontare le avventure della giornata, e Eugenio inizia con il racconto di Andy che si rade di buon mattino nel fiume e tra le risate generali di tutto il gruppo… e tra un racconto e l’altro ognuno riceve di nuovo almeno uno shot di Jegermaister.

21 ottobre 2025
nuovo giorno, nuovi posti di pesca e nuovo camp
La mattina si svolge sempre allo stesso modo, e oggi, dopo aver fatto colazione a base di uova e pomodoro, chiudiamo le nostre borse e partiamo per una nuova giornata di pesca sul fiume. Anche oggi siamo con Mat, sulla barca di nome Jerry (dedicata allo “sponsor” di Daniel, il signore americano che abbiamo conosciuto anche noi nel viaggio di pesca in Amazonia).



In questi giorni il vento soffia parecchio forte, in particolare stanotte e stamattina, questo fa sì che è difficile restare fermi sul fiume, perchè tende a spingerci velocemente a valle, e la guida deve continuamente remare o trovare dei punti di appoggio per permetterci di restare un po’ nello stesso punto. Per me, il vento diminuisce notevolmente anche la mia capacità di lanciare l’esca (che è già scarsa senza vento…).


A parte questo la mattina inizia con Andy che prende qualcosa di bello (un largie perchè lo ha visto) ma purtroppo si slama (prima di poterlo catturare definitivamente) in mezzo alle piccole rapide, dopodiché prende un pesce gatto, poi un largie piccolo e infine un Muddis (per la coda…proprio perchè è difficile prenderlo).

Ci fermiamo a pranzo tutti assieme e poi ripartiamo lungo il fiume. La giornata continua tra esche perse, esche attaccate sul fondo e poi liberate, pesci slamati, nodi, mulinelli annodati, ecc…In tutto questo Andy rompe ancora il filo con un pesce presumibilmente molto grosso…ma cos`era non lo sapremo mai…il segreto resterà custodito per sempre sul fondale dell’Orange River.



Poco prima che arriviamo alle grandi rapide io inizio a prendere due piccoli largie e un pesce gatto non troppo grande (talmente insignificante che Mat lo butta in acqua prima che riusciamo a fare la foto). Per attraversare le rapide dobbiamo scendere dal gommone e fare un pezzettino a piedi, mentre le guide provvedono a spostare i gommoni. Nell’attesa (1.5 ore) peschiamo (beh, è un viaggio di pesca, quindi peschiamo!), finché arrivano le guide a recuperarci per continuare a farci scendere lungo il fiume.






Dopo un po’ Andy inizia a martellare con la sua esca Popper (che ha scambiato per tre piombi con Bruce) e i pesci gatto iniziano a farsi vedere, niente di enorme (anche oggi nessun Big Bubble), ma qualcosa di divertente sì. Il paesaggio è sempre più bello e navighiamo fino al nuovo camp che è già il tramonto.
Quando attracchiamo ci accorgiamo che le tende non sono ancora montate e vediamo jeep e Pickup fare avanti e indietro. France (il cuoco e responsabile del Camp), ci racconta (in Africans) tutto trafelato che è stata una giornata dove tutto è andato storto: hanno bucato e son successe una serie di cose (che non abbiamo capito) che hanno rallentato il trasferimento del Camp.



Dal momento che il posto è magnifico, che il clima è perfetto e che la compagnia è tranquilla e positiva, ci sediamo sulle rocce in attesa che sistemino tutto, con una birra in mano a goderci il tramonto. Le guide e i responsabili del camp, in un attimo e senza batter ciglio, appena sono arrivate le tende e i viveri allestiscono il tutto. Montano velocemente le tende, preparano l’aperitivo a base di biltong e cucinano la cena. Il tutto sempre con il sorriso.




Mangiamo, tutti assieme in cerchio davanti al fuoco (ormai le 20.00 sono già passate da un po’) un ottimo burrito a base di pollo e bacon croccante, dopodiché con calma ci tiriamo tutti a letto, stanchi da un’altra giornata di pesca, accompagnati da stelle luminosissime e rane agitate!
*Ben, il ragazzo selvaggio:




22 ottobre 2025
lento rientro verso la civiltà
Dopo un’altra bella dormita in mezzo al nulla (per fortuna le rane si sono calmate), facciamo colazione sulla spiaggia, chiudiamo le valigie e ci apprestiamo ad andare a pescare a piedi lungo il canale.





Anche oggi il vento soffia abbastanza forte, riducendo molto le mie capacità di pesca, infatti faccio cappotto e pesco pochissimo (più che altro mi crogiolo sulle rocce lungo il canale) mentre Andy prende solo un pesce gatto di piccole dimensioni.



Alle 13.00 siamo di nuovo al Camp e pranziamo, dopodiché, una volta smontato e caricato tutto il camp (Ruan e Lorenz hanno già fatto un viaggio al mattino con le valigie e le tende) partiamo per Little Pella, l’azienda di datteri che abbiamo incontrato all’inizio del nostro viaggio.






Dopo tre ore di strada nel deserto, dove il termometro tocca i 42° (oggi si sentiva che era una giornata particolarmente calda) arriviamo finalmente all’azienda.




Lì troviamo già le tende montate e ci dicono che c’è a disposizione nella Guesthause una camera doppia e una singola. Insistono per darci la doppia, anche se avremmo gradito fare ancora una notte in tenda…A questo punto ne approfittiamo per sistemare le valigie (provare a ridurre il carico di sabbia) e di farci una doccia come si deve (sempre per alleggerirci dalla sabbia, in particolare dai capelli).







Dopo la doccia viene convocato un “grande meeting“, dove raccontiamo aneddoti divertenti di questo viaggio….così tra un aneddoto e uno shot di Jagermaister, le bottiglie si svuotano senza rendersene conto e l’ambiente si fa ancor più allegro.








Ceniamo con degli ottimi Hamburger con il pane appena fatto da Damien (una delle guide, che correva qua e la tra uno shot di Jagermaister e un racconto divertente), patatine, salsa BBQ e le ultime chiacchiere di resoconto del viaggio (non ci sono fotografie perchè era decisamente troppo buio!).
23 ottobre 2025
Da Little Pella a Cape town, una lunga gornata di trasferta
Anche oggi ci svegliamo presto e una volta chiuse le borse, beviamo un caffè in giardino e dopo aver salutato tutti ed esserci scambiati qualche numero di telefono, alle 8.00 partiamo per l’aeroporto. Ci aspettano 3 ore di strada, e una volta a Upington ci fermiamo a fare colazione/pranzo in un hotel sul fiume, dove troviamo ancora tutta la combriccola (che ha il volo un paio d’ore prima di noi). Mangiamo una tipica colazione sudafricana a base di biltong, uova alla Benedict e pattibeaf.






Finita la colazione ci portano in aeroporto dove attendiamo con pazienza il nostro volo (nel mentre Andy comincia a dare un’occhiata alla sua casella email…). Voliamo tranquilli, anche se decollo e atterraggio sono sempre un po’ turbolenti a causa del vento forte (e l’aereo piccolo).


Atterrati a Cape Town ritiriamo velocemente il borsone, prenotiamo un Uber e in 45 minuti (c’è parecchio traffico in città), siamo all’Hotel. L’hotel è vicino all’oceano, dove dall’ultimo piano si può godere di una bella vista sulla città.



Ci rilassiamo un attimo e poi andiamo a cena nelle vicinanze, in uno di quei posti dove trovi un po’ di tutto. Scegliamo l’oyster bar, dove ci gustiamo 6 ostriche e un piattino di cozze in salsa al vino bianco.




Finita la cena torniamo subito in hotel per farci una doccia e riposare in vista del tour di domani…stay tuned.
24 ottobre 2025
Capo di buona speranza e Boulders Penguin Colony
Oggi la giornata inizia con una colazione a base di uova (alla Benedict e omelette) per poter affrontare al meglio la giornata di Tour nei dintorni di Cape Town.



Alle 9.00 viene a prenderci la nostra guida, che ci scarrozza in giro per tutta giornata. La prima tappa è Camp’s Bay Beach, da dove possiamo ammirare la spiaggia, i Dodici Apostoli e Table Mountain.



Ripartiamo e passiamo attraverso la “Repubblica di Hout Bay” (dall’Olandese Baia del legno), dove i coloni Olandesi si servirono della grande foresta in quella zona (ormai estinta) per ricavarne il legname che servì per costruire Cape Town. Da lì prendiamo la Chapman’s Peak drive, una strada che per 9 km si snoda lungo le montagne di Chapman’s Peak, le quali sembrano gettarsi direttamente nell’oceano. Da lì si gode una bellissima vista sulla scogliere e sulle spiagge di sabbia bianca.





Finita la strada di montagna, prima di arrivare ala riserva naturale di Cape Point, ci fermiamo brevemente a vedere un allevamento di struzzi.




Per entrare a Cape Point c’è un po’ di coda (ormai Cape Point e Cape Hope sono tra le zone più visitate). Una volta entrati nella riserva naturale, la guida ci spiega che ci sono una miriade di varietà di fiori e “cespugli” e una ricca fauna selvatica, anche se vediamo solo dei babbuini lungo la strada. Arriviamo a Good Hope (capo di buona speranza), dove l’oceano Indiano e l’oceano Atlantico si incontrano, e lì facciamo la fotografia di rito, in quanto è anche il punto più a Sud Ovest del continente africano. Abbiamo la possibilità di fare due passi e quindi camminiamo sulla scogliera fino ad arrivare al faro. Questo faro è il terzo più antico del Sudafrica, varato nel 1860 e smantellato dopo 40 anni (e dopo decine di naufragi) una volta che si sono accorti che la sua altitudine non permetteva di essere visto dai marinai in condizioni di tempo nuvoloso o nebbioso (da allora hanno costruito un faro più efficace ad un’altitudine molto più bassa).













Finito il giro a Cape Hope chiediamo di fermarci a mangiare all’allevamento di struzzi (non ci va di mangiare un panino nel ristorante super turistico di Cape Point). Così la guida ci accontenta e mangiamo un buon filetto di struzzo.




Finito il pranzo andiamo alla famosa Boulders Beach Penguin Colony, la spiaggia dove ci sono migliaia di smoking (pinguini) in via d’estinzione (gli uccelli in particolare prendano le loro uova, mentre orche e squali se li mangiano in mare).





Finito con le fotografie di rito ai pinguini attraversiamo Simon’s Town, una tranquilla cittadina costruita in stile vittoriano (dagli Olandesi).



Prima di rientrare in hotel facciamo un ultima tappa nella storica Bo-Kaap, dove ci sono case sgargianti . Le origini del quartiere risalgono al 1700, dove inizialmente le case erano bianche e erano pensate per ospitare gli schiavi malesi, africani e asiatici. Dopo l’abolizione della schiavitù (nel 1834) il quartiere fu colorato per cerebrale la libertà e l’identità culturale. A Bo-Kaap ci furono i primi mussulmani ed ora è il centro mussulmano per eccellenza del Sudafrica. Finito il tour la nostra guida ci accompagna in hotel dove possiamo rilassarci un attimo prima di cena.




A Cape Town e dintorni le temperature sono più miti che nel deserto, infatti per tutto il giorno abbiamo avuto una media di 20°.
25 ottobre 2025
…safari…
Il programma di oggi prevede di andare a fare un “safari” a 160 km da Cape Town, in una riserva privata, dove c’è la possibilità di vedere i così detti Big Five (leone, rinoceronte, bufalo, elefante e leopardo). Alle 8.00 siamo fuori dall’hotel ad aspettare Werner (la guida) e Sungani (l’autista), che arrivano con un po’ di ritardo perché hanno confuso l’hotel dove venire a prenderci. Sul furgoncino c’è già un’altra turista americana e con calma andiamo a recuperare tutti gli altri nostri compagni di viaggio per questo “safari”. Alla fine recuperiamo una giovane coppia americana, tre anglo/russi e un signore brasiliano…



Durante le due ore di strada Werner ci racconta un po’ della storia del sudafrica, e a metà strada ci fermiamo per fare una degustazione vini (sono appena le 9.30…).



Finita la degustazione ripartiamo in direzione del “safari” e una volta arrivati alla riserva, dopo aver lasciato i nostri dati e aver firmato lo scarico di responsabilità, possiamo andare a mangiare al buffet. La riserva è abbastanza grande e comprende un resort molto carino.



Finito il pranzo ci caricano sui fuoristrada e partiamo alla ricerca dei Big Five…vediamo da lontano e quasi completamente immersi nell’acqua gli ippopotami, poi le giraffe, le zebre e gli struzzi (quelli non mancano mai).












Dopodiché vediamo rinoceronti e bufali e infine i 4 leoni, un gruppo di gnu e gli elefanti….che dire, 4 dei 5 li abbiamo visti, anche se non era un vero e proprio safari (sapevamo a cosa andavamo incontro, ma fino alla fine abbiamo sperato in qualcosa di meno “turistico”….vabbè è comunque stata una bella giornata allo zoo). Una volta rientrati prepariamo le valigie per domani e andiamo a cena al ristorante dell’hotel.





26 ottobre 2025
la zona dei vini e il rientro
Oggi è l’ultimo giorno in Cape Town, e abbiamo deciso di fare un piccolo tour nella zona dei vigneti. Alle 9.00 viene a prenderci la nostra nuova guida, che ci porta a Stellenbosch, la seconda città più antica del Sudafrica, dopo Cape Town. Stellenbosch è una cittadina molto carina e tranquilla, dove possiamo fare due passi nel centro, mentre la guida ci spiega due cose sulla zona e sui vigneti.
La seconda tappa della giornata è una degustazione vini a Lanzarec, una tenuta storica (1830), dove producono diversi vini, sia bianchi che rossi. Lanzarec è anche nota per essere stata la prima ad imbottigliare un vino autoctono sudafricano, chiamato Pinotage: un incrocio tra Pinot Nero e Cinsaut, ottenuto nel 1925 da un ricercatore all’Università di Stellenbosch (sembra essere un’università molto famosa e rinomata a livello mondiale). Finita la prima degustazione andiamo alla seconda cantina, Tokara, una cantina posizionata in zona privilegiata, sul monte Simonsberg, da dove si gode una seplendida vista sulla valle di Banhoek e sulla Table Mountain. Sembrerebbe essere una delle cantine più rinomate del paese.
Finita la degustazione è il momento di andare a Franschhoek (angolo francese), il nome fu dato dagli Ugonotti francesi nel 1680, che iniziarono a coltivare questa terra a vigneti. Qua andiamo a mangiare in un ristorante che ha anche della selvaggia (cosa abbastanza rara in sudafrica, malgrado l’abbondanza di selvatici e riserve di caccia), io mangio kudu e Andy orix. Finito il pranzo è quasi ora di andare in aeroporto, facciamo quindi un ultima tappa all prigione “Groot Drakenstein Correctional center”, dove Nelson Mandela passò i sui ultimi anni di prigionia (quelli dedicati alla contrattazione finale). Lì facciamo la fotografia di rito e poi via verso l’aeroporto.
La guida ci lascia al terminal, così che possiamo sbrigare le nostre formalità: imbarco del bagaglio, compreso di pesa del bagaglio a mano (il mio bagaglio pesa ben 11 kg invece degli 8 kg consentiti)…quindi passo a Andy la macchina fotografica (che si infila al collo), la power bank e il giacchetto (che tengo in mano) e va bene così…girato l’angolo rinfilato tutto in valigia e andiamo al controllo passaporti.
C’è parecchia gente, quindi impieghiamo un po’ ad arrivare al Gate, ma ci resta del tempo per una birra e un po’ di lavoro prima di essere imbarcati per Francoforte.